Gli essere umani hanno a disposizione sia la facoltà del sentire che quella del pensare ed entrambe sono utili e necessarie al benessere psicofisico.
I due concetti di pensare e sentire sono però spesso confusi. È importante chiarire le funzioni di entrambi perché ciò ci consente di acquisire una maggiore consapevolezza emozionale e corporea.
Differenza tra pensare e sentire
Il sentire è ciò che si percepisce direttamente riguardo a una situazione, un oggetto, una persona, attraverso le sensazioni fisiche che si attivano nel nostro corpo, le emozioni e i sentimenti che smuove in noi. Il sentire ci permette di amare, di stare in connessione con noi stessi e gli altri, di godere della bellezza e della natura.
Il sentire è sempre immediato e spontaneo. È qualcosa che abbiamo dalla nascita ma, già a partire dai 10 anni, crescono le facoltà razionali e diminuiscono quelle irrazionali. Ad esempio appartengono al sentire, le emozioni che proviamo quando accarezziamo un animale oppure quella piacevole sensazione fisica di un abbraccio o quando riceviamo una carezza.
Il pensare è invece l’interpretazione mentale della situazione o della esperienza che stiamo vivendo che può essere completamente in contrasto con quanto stiamo sentendo.
È influenzato da schemi mentali, pregiudizi, valori della società in cui viviamo. Ad esempio, nel caso di prima, potrò avere pensieri del tipo: “meglio non farsi abbracciare da qualcuno che conosco poco” oppure meglio non “accarezzare quell’animale perché poi mi affeziono”.
Il pensare, quindi, soprattutto quando è un “troppo” pensare, ci impedisce di fare l’esperienza diretta della realtà che stiamo vivendo. Ed è per questo che “sentire il corpo” è diverso da “pensare il corpo”.
Il sentire ci appartiene
Il sentire è la cosa più nostra che abbiamo. Il pensare non è del tutto nostro perché è influenzato dalla società, da credenze ereditate dal passato.
Anche quando proviamo dei sentimenti verso qualcuno spesso c’è incertezza tra sentire e pensare. Si finisce per non sapere se si ama davvero quella persona oppure no. Il motivo sta spesso nel fatto che la capacità di sentire è congelata, si è incapaci ad aprirsi e quando arriva un segnale d’amore dall’altra parte, si fa fatica a riconoscerlo. Oppure può accadere che il cuore avverte una sensazione d’amore mentre la mente dice che quella non è la persona giusta oppure che è meglio non amarla.
Ecco perché è importante fare chiarezza dentro di sé e lasciare che pensare e sentire occupino ognuno il loro posto.
Quando il sentire è chiaro, non c’è alcun dubbio. Se c’è qualche dubbio vuol dire che il sentire è debole e si confonde con il pensare.
Ma c’è di più: il sentire è collegato al piacere e al dolore.
Se naturalmente l’essere umano è orientato a cercare il piacere, lo è molto meno quando devo affrontare il dolore. Per evitare di sentire il dolore, molte persone scelgono di chiudere la porta del sentire ma così facendo si chiude anche la porta del piacere. L’ipersensibilità, di cui ho parlato in un precedente articolo, non va intesa in senso negativo perché le persone che sentono di più il dolore sono anche quelle che sentono di più il piacere.
Riaprire il sentire
Come psicologo mi capita spesso di incontrare persone che si fidano poco del sentire e danno ascolto al pensare, spinti da condizionamenti e convinzioni limitanti che procurano soltanto sofferenza.
Per iniziare a recuperare il proprio sentire si può inizialmente:
a) Rendersi conto dell’importanza di riattivare tale funzione
b) Volersi impegnare in tal senso
c) Esercitarsi attraverso tecniche specifiche di riconnessione con il proprio corpo come la mindfulness o esperienze di rilassamento guidato.
Riaprire il sentire fa paura. E sicuramente ci sono momenti in cui bisogna affidarsi al sentire e momenti in cui bisogna utilizzare il pensare.
Tuttavia, recuperare la fiducia nel proprio sentire, ci permette di sospendere il giudizio verso quella persona o situazione, di goderci al meglio le belle giornate di sole e anche quelle di pioggia, di acquisire maggiore consapevolezza di ciò che realmente desideriamo e di quello che è meglio per noi.
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