comunicazione empatica

Le parole sono importanti

Il clima attuale è pieno di violenza, odio, aggressività soprattutto perché le parole che usiamo, il modo in cui parliamo, feriscono e causano dolore a noi stessi e agli altri. Le parole feriscono perché spesso vengono utilizzate per etichettare gli altri dando un giudizio assoluto sulla base di pregiudizi e stereotipi. Dietro le parole piene di negatività, si nascondono spesso sentimenti di rabbia repressa, rancori, invidie, frustrazioni.

La comunicazione nonviolenta (CNV), nota anche come comunicazione empatica, ci permette di interagire in maniera rispettosa con gli altri e con noi stessi. È basata su un’attitudine positiva nei confronti di noi stessi, dei nostri sentimenti e dei nostri bisogni.

Il concetto è stato sviluppato dall’americano Marshall B. Rosenberg, mediatore di conflitti e fondatore del Center for Nonviolent Communication.

Secondo Rosenberg, il linguaggio e il modo in cui usiamo le nostre parole hanno un ruolo cruciale nel riuscire a rimanere collegati empaticamente a noi stessi e agli altri.

Le 4 fasi della comunicazione empatica

La comunicazione nonviolenta si basa su quattro fasi:

osservazione senza giudizio – esprimere i propri sentimenti – riconoscere i bisogni – formulare delle richieste.

1. Osservare senza giudizio

Osservare senza giudizio significa descrivere il comportamento o le affermazioni degli altri senza giudicarli né condannarli, evitando luoghi comuni e generalizzazioni. Non diremo più: «Ogni volta che torno a casa trovo la cucina piena di piatti sporchi» ma «Sono tornato a casa e ho trovato dei piatti sporchi nel lavello». Quando ci sentiamo accusati ci passa la voglia di fare le cose per gli altri e la relazione ne soffre. La CNV ci consente di mantenere un equilibrio.

2. Esprimere i propri sentimenti

Con la CNV acquisiamo consapevolezza dei sentimenti del nostro interlocutore o di quelli generati da una particolare situazione. Spesso uno dei problemi è che non descriviamo le sensazioni che proviamo davvero, ma delle pseudo-sensazioni. E allora è meglio non dire: «Mi sento sfruttato» o «Non mi sento preso sul serio» ma «Ho paura», «Sono triste» o «Mi sento solo».

3. Riconoscere i propri bisogni

È importante chiarire quali sono le nostre esigenze. Bere un caffè o fare una passeggiata non sono bisogni, ma azioni.

Il più delle volte litighiamo per le azioni e non per le esigenze di fondo. Uno vuole andare a fare una passeggiata, l’altro al cinema. Se si indagano i bisogni, però, si scopre che entrambi desiderano stare insieme. E questo apre a un punto di vista completamente diverso. La comunicazione empatica mira, quindi, a trovare una soluzione che vada bene a entrambi.

4. Formulare richieste

Le richieste esplicitano ciò che vorremmo dalla nostra controparte. Per esempio: il vostro partner è al computer e la cosa vi disturba, perché vi sentite soli e preferireste passare del tempo insieme. Dovete dirlo chiaramente. Facendolo, però, dovete essere aperti anche a un rifiuto, altrimenti la vostra richiesta si trasforma in un ordine. Più impariamo a essere aperti al «no», più le persone faranno quello che vogliamo. Se, al contrario, imponiamo loro ordini, opporranno resistenza, perché mettiamo in questione il loro bisogno di libertà e indipendenza.

Per formulare una richiesta in modo positivo, la CNV pone l’accento su ciò che si vuole e non su ciò che non si vuole.

Meglio evitare richieste formulate in negativo come quando diciamo: «Vorrei che non ti comportassi più così», ma facciamo chiarezza su ciò che vorremmo: «Preferirei che mi dicessi chiaramente che sei arrabbiata, invece di farmelo capire». Da evitare anche espressioni vaghe come «Ho bisogno di aiuto» ma meglio dire «Ho avuto una brutta giornata e sono di pessimo umore, saresti disposto ad ascoltarmi?»

Esprimersi meglio

La comunicazione empatica permette di utilizzare le parole per esprimerci in modo onesto e chiaro, dichiarando ciò che percepiamo, sentiamo e vogliamo.

La comunicazione nonviolenta o empatica, permette di fare a meno di affermazioni come «È colpa tua se non sto bene» ma a chiederci invece: «Quale delle mie esigenze non è stata soddisfatta?» Se trovo una risposta e posso comunicarla al mio interlocutore mi sento subito meglio, e anche la tensione della conversazione si abbassa subito. Perché se esprimo osservazioni invece di dare giudizi e parlo più di me, la persona che ho davanti risponde più facilmente e in modo più positivo.

Allenarsi a comunicare

Con l’allenamento e l’esercizio, la comunicazione non violenta può sostituire vecchie modalità di reazioni basate su schemi difensivi o su strategie di attacco verbale difronte alla critica e al giudizio.

Questa modalità di comunicare ci invita a portare l’attenzione su un livello non conflittuale in cui poter raggiungere un aumento della propria autostima e avere migliori relazioni con gli altri.

 

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