effetti psicologici da pandemia

Cosa ci sta succedendo?

C’è chi ha paura di andare al cinema, al ristorante, c’è chi ha paura della scuola in presenza, chi ha paura per i propri cari, chi ha paura di aver perso o di perdere la propria libertà, c’è chi ha paura di mettere al mondo un figlio, c’è chi ha paura per la propria salute.

Sono tempi difficili, molto complessi. Dopo due anni di pandemia, dal punto di vista psicologico e sociale, la situazione è decisamente peggiorata.

Gli effetti psicologici della paura

La paura dell’altro, in tutte le sue forme, così come anche la paura di ammalarsi, stanno portando ad una crescita esponenziale di episodi di depressione, ansia, panico, angoscia, rabbia e aggressività.

Viviamo costantemente in un clima di incertezza, smarrimento, malcontento, separazione, divisione, sospetto, diffidenza verso l’altro. Non solo. Si sta perdendo sempre di più la capacità di progettare per il proprio futuro o per quello dei propri cari. Risultato? La paura genera altra paura, l’angoscia produce altra angoscia.

I ragazzi, i giovani, gli alunni delle scuole, rappresentano sicuramente la fascia di popolazione che di più sta risentendo di questa situazione. Una recente ricerca della Fondazione Soleterre di Milano sulle conseguenze psicologiche degli adolescenti a causa del covid-19, ha evidenziato come il 17,3 % dei ragazzi dai 14 ai 19 anni pensa quasi ogni giorno o più della metà dei giorni che è meglio morire o farsi del male.

Compassione e consapevolezza

Una cosa è certa: in questi due anni, la paura ha continuato a dettare le regole della comunicazione, delle azioni e dei nostri comportamenti.

C’è, quindi, un urgente bisogno di acquisire maggiore consapevolezza e calma, di imparare a non farsi travolgere dall’onda dell’emotività, della rabbia e della frustrazione sia a livello collettivo che individuale.

Come collettività, è necessario ritornare a pensare la propria vita in relazione a quella degli altri in termini di umanità e compassione. Dal latino cum patior, la compassione significa “soffrire con”, sentire con l’altro, ed essere vicini soprattutto nei momenti di difficoltà. La compassione nasce dalla capacità delle persone di entrare in contatto con gli altri, dalla predisposizione ad ascoltarsi ed ascoltare ed è strettamente legata alla consapevolezza. Più sono consapevole di me stesso e degli altri e più sarò in grado di provare sentimenti positivi come quello della compassione.

Come individui abbiamo bisogno di ritrovare il giusto equilibrio interno, allontanando il giudizio verso gli altri e provare a fare ciò che dice il poeta persiano Rumi: “Muoviti, ma non muoverti nel modo in cui la paura ti muove”, con l’intento quindi, di rimanere ogni giorno centrati, con gli occhi aperti e il cuore spalancato.

2 risposte

  1. La pandemia ha amplificato la paura non capisco perché in televisione parlano solo delle varianti covid dei dati dei contagi dei morti e non parlano di come questa divulgazione possa aumentare i sintomi delle persone che vivono ogni giorno con le paure determinate soprattutto dall’ abbandono del rapporto medico paziente che si sente solo e non curato . Il covid si aggiunge ad altre patologie che molte persone già presentano . C è il panico in giro persone che fanno visite private da sole perché nessun medico li segue più .Dove si arriverà credo all aumento delle sindromi ossessive convulsive e la paura della malattia non avrà più nessun controllo . Penso che in questo periodo c e bisogno molto di psicologi assieme ai virologi. Vivere esperienze in ospedale per covid credo sia traumatico

    1. Proprio così, condivido in pieno quello che dici. Purtroppo stiamo vivendo tempi difficili ed è sempre più necessario prendersi cura dal punto di vista psicologico. I casi di ansia e depressione, derivanti da questa situazione, sono aumentati notevomente, così come il bisogno di supporto, me ne rendo conto dalle continue richieste che mi arrivano. Un saluto.

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