Riconoscere l’eroe dentro di noi

Ognuno di noi percorre un viaggio, un percorso di evoluzione interiore e nel corso delle tappe della nostra vita incontriamo quelli che Jung ha definito gli archetipi ossia delle tipologie uniche e latenti presenti nella nostra memoria, strutture psichiche di natura simbolica che governano il nostro comportamento.

Gli archetipi ci aiutano a riconoscere parti noi, dove siamo bloccati e dove possiamo migliorare.

Quali sono questi archetipi?

Secondo la psicologa C. Pearson, nel suo libro “l’Eroe dentro di noi”, si incontrano sei tipologie di archetipi: l’Innocente, l’Orfano, il Viandante, il Guerriero, il Martire, il Mago. 

Il viaggio dell’Eroe inizia con la completa fiducia dell’Innocente, prosegue con l’ansia di sicurezza dell’Orfano, l’autosacrificio del Martire, l’esplorazione del Viandante, la competizione e il trionfo del Guerriero, per approdare infine alla autenticità e alla completezza del Mago.

Innocente, Orfano, Viandante

L’INNOCENTE

È colui che vive contento e convinto che la sua felicità duri in eterno. Per gli Innocenti tutto è in funzione del proprio piacere, tutto è bello e gratuito.

Se per un bambino l’innocenza è uno stato naturale, quando è trasportata nell’età adulta, richiede un’incredibile dose di narcisismo e rifiuto della realtà con la convinzione che gli altri debbano rendere la vita un paradiso.

Per l’Innocente, la situazione paradisiaca è fornita dagli altri. Un Innocente si aspetta che il partner, gli amici, le istituzioni, ecc. si prendano cura di lui. Il compito dell’Innocente è imparare a badare a sé stesso mantenendo il suo ottimismo.

L’ORFANO

Se per l’Innocente la vita è un paradiso, per l’Orfano è la cacciata da esso. L’Orfano è colui che perde le proprie certezze, è solo e disperato.

È un idealista deluso, il mondo sembra una giungla in cui gli uomini sono vittime o carnefici. Il sentimento dominante di questa visione del mondo è la paura e la sua motivazione di fondo è la sopravvivenza.

L’Orfano si sente impotente, vorrebbe ritornare all’innocenza originaria, un’innocenza totalmente infantile, in cui a ogni suo bisogno provvede una figura materna o paterna tutta amore, ma vive una sensazione di abbandono. L’emozione più evidente è la collera sia rivolta all’interno nella convinzione che in qualche modo è colpa sua, sia rivolta all’esterno contro Dio, l’universo, i genitori, le istituzioni, il proprio partner.

Tale atteggiamento è presente soprattutto nell’adolescenza, quando il ragazzo scopre che i genitori in realtà non sono delle divinità onnipotenti e che non sono in grado di preservarli dalle inevitabili frustrazioni della vita.

Se sono studenti, gli Orfani vogliono insegnanti che conoscono tutte le risposte, se pazienti vogliono medici o terapeuti che capiscano e sappiano sempre tutto, se amanti vogliono compagni perfetti anziché comuni mortali.

Via via che impareranno ad amare, cominceranno a saper distinguere fra l’amore autentico e le quotidiane deficienze dell’amore, le volte che semplicemente non si riesce a dare, le volte che si dà con secondo fine, e tutte le volte che non si riesce a vedere l’altro a causa delle proprie proiezioni. L‘Orfano ha bisogno di prendere confidenza con la sofferenza.

IL VIANDANTE

Il Viandante è esemplificato dalle storie dell’esploratore che parte da solo per il mondo e che affronta l’ignoto.

La storia del Viandante inizia quando ci si sente prigionieri di uno status quo, costretti a obbedire a false regole tradizionali, a una identità non autentica.

Che il suo viaggio sia soltanto interiore o anche esteriore, il Viandante compie un atto di coraggio e fiducia per rifiutare i vecchi errori sociali che ha impersonato per compiacenza o per garantirsi la sicurezza e provare invece a scoprire la propria identità. Se non riconosciuto e vissuto l’archetipo del Viandante, potrà succedere che nelle relazioni affettive si cercherà l’indipendenza ma in modo inappropriato spesso evidenziato dal ripetere frasi del tipo: “Io non ho bisogno di nessuno/a“, che pur mantenedo l’illusione dell’autosufficienza, denota comunque un terrore dell’abbandono.

Guerriero, Martire, Mago

Il GUERRIERO

Quando il Viandante comincia a confrontarsi con le difficoltà che incontra sul suo cammino, si attivizza l’archetipo del guerriero .

Il Guerriero è colui che lotta per la sopravvivenza, per l’affermazione del sé, per riscattare un torto. Chi lotta spesso lo fa perché vuole mettersi in salvo, perché desidera provare a raggiungere un luogo in cui stare meglio. Il potere del guerriero è di tipo fisico, psichico, intellettuale o spirituale.

Il Guerriero dice all’Orfano interiore: “Non devi sempre cercare qualcuno fuori te che ti salvi, io posso prendermi cura di te”.

Il Guerriero serve a insegnarci a riconoscere il nostro potere e affermare la nostra identità nel mondo. Ci aiuta anche esprimerci e a combattere per ciò che sentiamo e pensiamo, ad avere diritto a essere amati dalle persone che amiamo, a essere rispettati.

I Guerrieri imparano a fidarsi della propria verità e ad agire in base a essa con assoluta convinzione.

Mentre gli Orfani vedono se stessi come vittime, il Guerriero vede se stesso come responsabile di ciò che accade.

Una caratteristica del Guerriero è il coraggio e quindi la libertà dalla schiavitù delle proprie paure. Per il Guerriero la paura è sempre un invito alla crescita.

IL MARTIRE

Mentre l’Orfano cerca di liberarsi della sofferenza, il Martire l’abbraccia, convinto che porterà la redenzione. Si accede all’archetipo del Martire quando si sceglie di rinunciare a qualcosa non tanto perché lo si vuole, ma per il bene di qualcun altro e perché per “essere nel mondo” qualche sacrificio è necessario.

Tuttavia,  l’archetipo del Martire può nascondere dei pericoli. Ad esempio se in una relazione ci sentiamo usati o proviamo un senso di compiaciuta superiorità, è il momento di comprendere che cosa sta realmente succedendo. Se i Martiri non riconoscono che altri adulti sono in grado di badare a se stessi, vuol dire che li stanno danneggiando, usano il dare per sentirsi superiori. Ciò significa che in realtà si sta mascherando il proprio senso di inadeguatezza.

IL MAGO

Il Mago smette di lottare, di apprendere e lascia affiorare naturalmente la mente della non-azione, intesa come il non compiere azioni per un beneficio egoistico. Il mago apprende che l’uomo non è vittima della vita ma ne è parte. Impara che la vita non ha bisogno di essere così dura. Come i Martiri imparano a far posto al dolore, i Viandanti alla solitudine, i Guerrieri alla paura, i Maghi imparano a far posto alla fiducia, alla gioia e all’amore.

Mettersi in viaggio

L’eroismo del nostro tempo richiede che ci mettiamo in viaggio, che scopriamo il tesoro del nostro vero sé e condividiamo quel tesoro con gli altri.

Gli archetipi esistono per aiutarci, basta aprirsi e lasciarli entrare. All’inizio può essere faticoso intraprendere il viaggio ma poi col tempo è un po’ come andare in bicicletta: una volta preso il via viene tutto naturale.

Riconoscere quindi l’eroe dentro di noi significa onorare il viaggio della vita, trovare la nostra vocazione, il nostro insostituibile contributo al mondo.

 

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