Vulnerabilità

I tre doni della vulnerabilità

Un pregiudizio molto diffuso è che la vulnerabilità sia sinonimo di debolezza. In realtà è vero il contrario: aprirsi alla vulnerabilità significa riprendere la strada verso l’amore di sé e degli altri.

Molti di noi hanno fondato la propria vita sulle protezioni. Alla nascita siamo tutti innocenti, gioiosi, aperti alla vita ma crescendo, si impara a proteggersi, a chiudersi, a sopravvivere alle situazioni dolorose come l’aver avuto genitori non amorevoli o assenti, aver ricoperto ruoli che non erano i nostri e l’aver vissuto momenti che hanno ferito la fiducia e l’innocenza. Questo stato di protezione, quando eravamo piccoli, ha avuto un grande merito: ci ha aiutato a sopravvivere.

Però, come spesso accade, anche con il passare degli anni, quel dolore antico è ancora presente nella nostra vita. Il risultato è un cuore che si chiude e un profondo senso di vergogna e paura.

La bolla di protezione

Secondo due terapisti americani, Thomas Trobe (Krishnananda) e Gitte Demant Trobe (Amana), “ognuno di noi cerca di proteggersi con un suo personale stile: chi vuole mantenere il potere e il controllo, chi si rassegna, chi si lamenta e si comporta da vittima, chi tenta di essere distaccato e distante quando si sente sopraffatto dalle emozioni oppure si distrae facendosi assorbire dal lavoro e da social network”.

Anche nelle relazioni affettive ci proteggiamo e, spesso, evitiamo l’intimità: ci creiamo uno stile di vita in cui non abbiamo bisogno degli altri o ci limitiamo ad incontri superficiali, convinti che non troveremo mai un partner che soddisfi tutte le nostre esigenze”.

Il problema, però, è che quando siamo in questa bolla di protezione, in realtà, siamo isolati, amareggiati, arrabbiati, delusi e profondamente infelici.

Per poter uscire da questa situazione, è necessario trovare la motivazione per cambiare e a sentire le ferite; comprendere che molto del dolore che proviamo è lo stesso che abbiamo provato in passato.

Ma quali sono i tre doni della vulnerabilità?

1. Acquisiamo molta autostima

Quando ci permettiamo di sentire la paura, l’insicurezza e la vergogna, diventiamo umani e degni di fiducia, amorevoli e amabili.

2. Più aperti verso gli altri e la vita

Essere vulnerabili verso la vita è un modo per invitare l’amore ad entrare nella nostra vita.

Significa imparare ad accettare gli eventi che non possiamo controllare. È facile restare aperti quando le cose vanno come si vuole, quando ci si sente amati, ma molto meno quando ci si sente rifiutati o ignorati.

3. Avere relazioni autentiche ed intime

Anche nelle relazioni accade che, ogni volta che ci apriamo alla fiducia e all’intimità, diventiamo più vulnerabili. Quando lasciamo cadere i muri dietro ai quali ci proteggiamo e ci togliamo le maschere che ci aiutano a nasconderci, diventiamo più indifesi e le nostre antiche ferite più esposte. Questo significa rinunciare a giustificarsi e a volere avere ragione. Significa anche diventare più intimi e veri.

Possiamo decidere di chiudere tutte le porte e non far entrare l’amore oppure scegliere di aprirci all’intimità, pur sapendo che ci porterà anche momenti di sofferenza e a crescere di conseguenza.

Vulnerabilità autentica

La vulnerabilità autentica nasce quando si è disposti a riconoscere e ammettere le proprie ferite. Arriva quando siamo pronti a non nasconderci dietro difese e protezioni, prendendoci la responsabilità di sentire che il senso di delusione, la rabbia, la paura, hanno radici nel passato.

Occorre un grande coraggio per sentire ed esprimere la vera vulnerabilità ma è altrettanto doloroso vivere proteggendosi dal dolore.

 

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Una risposta

  1. Non é mai semplici mostrarsi vulnerabili, spesso abbiamo paura di essere bersaglio di derisione. La ferita, da vulnus, é un luogo di apertura, uno spazio per consentire l’ accesso dell’altro. Se l’ altro tradisce la nostra fiducia abbiamo paura che non cicatrizzi mai e allora tendiamo a chiuderci a mostrarci impenetrabili, a mascherare le proprie fragilità

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